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Il Consorzio Interuniversitario AlmaLaurea ha presentato i Rapporti 2018 sul Profilo e sulla Condizione occupazionale. Le Indagini hanno coinvolto i laureati di 74 università aderenti al Consorzio. Il Rapporto di AlmaLaurea sul Profilo dei laureati ha analizzato le performance formative di oltre 276 mila laureati nel 2017: in particolare, 157 mila laureati di primo livello, 81 mila laureati magistrali biennali e 36 mila laureati magistrali a ciclo unico. Si conferma la tendenza positiva sulla regolarità degli studi: quest’anno per la prima volta si registra la laurea in corso per più della metà dei laureati (51,1%). Le donne rappresentano il 59,2% del totale (le donne da tempo costituiscono oltre la metà dei laureati in Italia).
Si osserva che il contesto familiare ha un forte effetto sulle opportunità di completare il percorso di istruzione universitaria: fra i laureati, infatti, si rileva una sovra-rappresentazione dei giovani provenienti da ambienti familiari favoriti dal punto di vista socio-culturale. I laureati con almeno un genitore in possesso di un titolo universitario sono infatti il 29,5%.
Il 23,9% degli studenti si trasferisce dal Mezzogiorno negli atenei del Centro e del Nord. La mobilità territoriale ha riguardato più frequentemente i ragazzi che hanno un background socio-culturale più elevato: il 36,1% di chi ha compiuto migrazioni di lungo raggio ha almeno un genitore laureato, contro il 28,3% di chi è rimasto nella medesima ripartizione geografica.
La quota di laureati di cittadinanza estera, aumentata apprezzabilmente negli ultimi 10 anni, è del 3,5%. La maggior parte dei laureati stranieri (57,1%) è arrivata in Italia dopo il diploma di scuola secondaria superiore, ma è crescente la quota di giovani stranieri (soprattutto Albania, Romania, Cina)che provengono da famiglie già residenti in Italia.
Attraverso specifici approfondimenti AlmaLaurea mostra che fare un’esperienza di studio all’estero con un programma europeo o svolgere un tirocinio curriculare o avere lavorato durante gli studi, a parità di condizioni, aumenta le chance di trovare un lavoro ad un anno dalla conclusione degli studi. Nello specifico, le esperienze di studio all’estero con programmi europei aumentano le chance occupazionali del 14,0%, i tirocini del 20,6% e aver lavorato occasionalmente durante gli studi del 53,0%.
A un anno dalla laurea lavora il 71,1% dei laureati di primo livello e il 73,9% dei magistrali biennali. Per il quarto anno consecutivo si registra una diminuzione del tasso di disoccupazione. Per quanto riguarda la tipologia contrattuale, l’attività autonoma (liberi professionisti, lavoratori in proprio, imprenditori, ecc.) riguarda il 12,9% dei laureati di primo livello e il 7,3% dei laureati magistrali biennali occupati.
Anche i contratti di lavoro dipendente a tempo indeterminato risultano in calo. Si registra invece un aumento dei contratti non standard (in particolare alle dipendenze a tempo determinato). La retribuzione mensile netta a un anno dal titolo è, in media, pari a 1.107 euro per i laureati di primo livello e 1.153 euro per i laureati magistrali biennali.
Resta vero che laurearsi conviene. All’aumentare del livello del titolo di studio posseduto diminuisce il rischio di restare intrappolati nell’area della disoccupazione. Generalmente i laureati sono in grado di reagire meglio ai mutamenti del mercato del lavoro, disponendo di strumenti culturali e professionali più adeguati. I laureati godono di vantaggi occupazionali significativi rispetto ai diplomati di scuola secondaria superiore durante l’arco della vita lavorativa.
Per ulteriori informazioni: http://www.almalaurea.it/informa/news/2018/06/11/rapporti_almalaurea_2018