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Cosa cambia con il nuovo accordo e cosa potrebbe cambiare se il Regno Unito dovesse davvero uscire dall'Unione Europea?
Quali concrete conseguenze sulla libera circolazione dei lavoratori e sui loro diritti?
A pochi giorni dall’accordo tra Regno Unito e Unione europea (che stabiliscono nuove condizioni per la permanenza del Regno Unito nell'Unione Europea), i giochi sono tutt’altro che chiusi. Il Primo ministro britannico, David Cameron, ha a disposizione quattro mesi (quelli che lo separano dal referendum del 23 giugno) per “vendere” questo accordo ai propri cittadini che sembrano non abbandonare il loro tradizionale euroscetticismo.
Intanto la partita politica interna al Regno Unito si fa complicata.
I sondaggi registrano una larga fetta d’indecisi (circa il 15%) che di fatto potranno fare la differenza, mentre gli opposti schieramenti si preparano alla storica sfida referendaria. Se i laburisti, lib–dem e gli scozzesi sono a favore della permanenza nell’Ue, i tories sono divisi. Una loro risicata maggioranza è a favore della permanenza, mentre personalità di spicco, come il sindaco di Londra Boris Johnson, ne fanno anche una questione di sfida alla leadership di Cameron. Nel frattempo, 200 imprenditori hanno sottoscritto una lettera al Times per mettere in guardia sui rischi dell’uscita dall’Ue. La City teme l’impatto sull’economia britannica.
Il dossier ISPI fa una prima valutaione delle conseguenze economiche e politiche di un eventuale Brexit, tocca i punti lasciati scoperti dall’accordo con Bruxelles ed esamina il dibattito interno al Regno Unito.
Leggi il Dossier: http://www.ispionline.it/it/pubblicazione/brexit-la-sfida-di-cameron-14684